lunedì 20 settembre 2010

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Conto i giorni senza di te,
conto tutto, osservo tutto, la cascina è avvolta dal silenzio.
Come quando è morto Paolo vago per la cascina.
I bambini della vicina non si sentono,
l'unica cosa che si sente nel cortile, è il frenetico conguettio di tutti quei passeri
a cui hai costruito un nido... eh paparone? Da accanito cacciatore
a protettore degli animali...
I tuoi fiori sono ancora tutti intatti e belli rigogliosi come li avevi messi tu,
il giardino lo faremo curare da chi capisce qualcosa di verde.
La tua officina è ancora così come l'hai lasciata quel pomeriggio,
ma è come vuota, inanimata, un silenzio che da fastidio.
Ieri pomeriggio ho osservato tutto, il tuo segnavento ogni tanto girava,
le tende del tuo gazeebo svolazzavano piano piano,
l'unico contorno era il canto delle tortore, e il cinguettio
dei passeri.

Il tuo letto è vuoto, la mamma ci ha messo tanto a togliere
dal tuo comodino la tazza di camomilla che hai bevuto
prima che te ne andassi. Il tuo cuscino emana ancora
il tuo odore paparone, come la camicia che hai indossato
quella notte, è ancora li.
In ogni cosa ci sei tu, in tutte le invenzioni che hai lasciato,
in tutte le cose artistiche che creavi, e anche se il gazeebo è buffo nel suo insieme,
entro per cercarti, ma è vuoto,
non ti sento e non ti posso accarezzare.
Mi manca la tua frase che dicevi tutte le sere quando mi vedevi uscire:
en du et sgagnula? semper en giro...

E quella sera che mentre stavi cenando hai interrotto il boccone
e in modo buffo mi hai detto: eh, no, proprio non mi piaci con gli occhiali, sembri vecchia e cattiva.L'hai detto con una tenerezza, e poi hai ripreso a mangiare.

Ho ancora in mente la sera del terremoto, quando in completo panico mi sono avvinghiata alla porta, urlavo impazzita, e tu ridendo a crepapelle dicesti: basta, il terremoto ha finito, sei tu che tremi.
Mi hai preso in giro per mesi e mesi, e ad ogni tg quando si annunciava qualche scossa in qualche regione tu mi prendevi in giro imitando le mie urla. Eri un burlone papà!!!!

Quante cose ho in mente di te carissimo paparone, tante, tantissime...
Mi chiedevi sempre la sera: che c'è Elena, sei triste?
No papino, era il lavoro che mi rendeva nervosa, i problemi vari di donna 36enne. Ma ultimamente ero forte davanti a te e ti dicevo solo: tranquillo papi, sono solo stanca.
Sentivo che dovevo stare li con te, dopo cena a chiacchierare fino al momento della buona notte. Ultimamente ti riprendevo per il fumo e il cibo, ma eri un testone, chiedere di riguardarti era un'impresa peggio che una guerra.
E quel sabato che ridendo insieme a te guardavamo l'estrazione del superenalotto ti dissi: mah, io con una somma così muoio d'infarto, non riesco nemmeno a godermi tutti ste soldi se faccio sei.
E tu mi avevi deriso, e poi quel lunedì mattino alle 5.24 te ne sei andato per colpa di un infarto.
La domenica pomeriggio ero li al bordo piscina che giocherellavo annoiata con l'acqua, e tu eri li nei dintorni, hai pulito il segnavento dal nido di vespe, e poi sei tornato in giardino a strappare l'erbaccia, ti guardavo ma ero molto giù per vari motivi.
L'ultima risata insieme è stata al pronto soccorso mentre ti visitavano, e poi a casa perchè avevo dimenticato le tue cose in ospedale. Ho tanta rabbia, tanta, in quelle ultime ore potevo capire che stava aleggiando la morte intorno a casa nostra, ho rabbia perchè ora che ci penso i segnali c'erano tutti, ma io ero stranamente tranquilla.

Il tuo piccolo "deliquintì" ti cerca: 'ovè il nonno Mele?
Ogni spiegazione fa scattare in lui mille e più domande, guarda la tua foto e ti saluta con la gioia: ciao nonno Mele, nonno, nonnino!!!
Ti saluta sempre dicendo così e ti bacia, ma poi domanda: pecchè nonno mele non palla?
Laura risponde per noi, stizzita dice: smettila il nonno è morto.
Lei che non vuole parlare di te, almeno davanti a noi, mentre l'ho sorpresa in un attimo baciare la tua foto e parlarti, lo fa quando noi siamo intenti ad altro.
Perchè così papà? Perchè così? Mi manchi da impazzire, vorrei tanto riprendere a ridere di tutte le marachelle del piccolo, parlare soddisfatti di come cresce Laura, e parlare di lavoro, e tutto quello che si diceva all'ora di cena mentre nei quiz ci battevi tutti, eri il più bravo...
I consigli che mi hai dato per l'auto, quello che dicevi dei miei sport, l'amore per la montagna e tutte le tue spiegazioni. Mi manca sentirti cantare di notte, sentirti cantare quando eri sotto il porticato, quante cose mi mancano. Quante non ho fatto, quante non ho detto, e scusami se non sei mai diventato nonno da parte mia.
La mia rabbia è che se un giorno andrò all'altare tu non mi potrai accompagnare, e per me questo è la cosa peggiore che poteva capitarmi, il mio paparone assente in quel giorno. E poi se avrò un figlio, non potertelo dire, e non poter vedere la tua gioia... è dilaniante... davvero.

Posso avere mille fedi, mille religioni che mi spiegano la tua assenza, ma non me ne frega nulla.
Tu non sei qui. Posso immaginare, mi possono raccontare, ma tu non ci sei...
L'unica cosa che posso capire è che un corpo che fino a pochi giorni fa parlava, mi dava tutto, ora è la disteso dietro ad una lapide, bella quanto vuoi, ma è fredda, come sei tu fisicamente, come lo è la morte e tutto quello che lascia di freddo a noi vivi. Si portano i fiori, quelli che ti piacevano di più, ma una lapide sa rendere brutti e tristi anche i fiori più belli...
Sapevo che m'aspettavano tempi duri, ma non così. I ricordi sono tanti, bellissimi, belli, altri meno...
Ora non devo contare i giorni che non ti vedo, ma quelli che mi restano per riabbracciarti, e francamente visto come vanno le cose spero sia prima possibile. Intanto non mi resta che vivere pensando alla mamma, a tutto quello che hai lasciato. Si ci provo a vivere, ho tanto da fare, io ci provo...

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