lunedì 4 gennaio 2010

iniziamo così...

Primo dell'anno stupendo sulle piste, ho sciato bene, pochissima gente, ottima neve, ma la seggiovia? Il mio cruccio!! Per scendere al paesello tocca prenderla, a meno che: ti "butti" nella nera, che nell'ultimo tratto ha solo ghiaccio e sassi.
Piuttosto di fare la seggiovia e scendere a piedi, no no... mi faccio la nera! Ottimo risultato riesco a fare i miei "giretti" e a giocherellare con la tavola, ogni tanto un bel ruzzolone...
Il giorno dopo riprovo, ma le piste sono una lastra di ghiaccio non fresata dai gatti delle nevi ed impossibile per me scendere, non considero che la nera è peggio... l'ho affrontata.
Tra un ruzzolone e l'altro, scivolate lunghe che terminano solo puntando la tavola in poca neve...
Alla fine prima di una discesa piuttosto lunga e difficoltosa resto seduta li a guardare nel vuoto
domandandomi: come faccio? Se l'affronto e cado la faccio tutta con il sedere, e non avrò appigli per fermarmi, se continuo così, non scendo nemmeno di sedere, ma distruggo i pantaloni e resto in mutande in pista...
In parte a me arriva uno snowboarder, si siede e vede che non mi muovo, fumo la mia sigaretta, ogni tanto sbraito, e le gambe mi fanno male, stare puntata su ghiaccio non è poco...
Al che questo gentilissimo ragazzo dice: non riesci a scendere giusto?
Al mio timido "si" s'avvicina e mi dice: dai ti aiuto io, andiamo giù pian piano che con il ghiaccio è pericoloso...
Mi prende le mani, scendiamo piano piano, il ghiaccio è sempre li ben azzurro/grigio, nemmeno un fiocco di neve, ghiaccio puro... Inizia a farmi parlare mi rilasso e scendiamo, nei pezzi meno ripidi e con la neve riuscivo a riprendere fiducia e andavo, l'ultimo muro diventa difficoltoso ma ci siamo riusciti. Al che mi lascia indicandomi una stradina da fare a piedi, lui avrebbe proseguito sulla pista perchè era in ritardo, ma per me quel tratto di pista? ...troppo pericoloso.
Lo saluto, lo ringrazio e resto rammaricata del fatto che non ho potuto nemmeno offrirgli una birra per la sua gentilezza, lui mi saluta e mi dice: ci rivedremo al Nevada!!! Ciao e stai attenta che la stradina è ghiacciata...
Eh... ci rivedremo un bel niente! Chi lo riconosce? Tra casco, maschera e tutto il resto non ricordo com'è, dovrei forse ricordare il sorriso e le labbra come le muoveva. Oh forse entrare al Nevada urlando il suo nome: Cristian
'Na parola... Poi tra me e me penso: al nevada io non riconosco lui, e lui non riconosce me, io ho persino il copriviso, quindi non sa che sotto non c'è un gran che di ragazza... Vabbè dai... era un angelo mandato per portarmi giù...

Inizio sorridente la stradina, ma subito vedo due escursionisti in difficoltà, non riuscivano ad attraversare la lastra di ghiaccio. Li guardo e vedo che s'attaccano a modi ragno al muro sulla nostra destra, muro di sassi, e da li riescono ad attraversare il lastrone. Tocca a me: eh!!! Adesso? Io ho la tavola in mano, come faccio ad attaccarmi come hanno fatto loro?
Uno di questi due capisce il mio disagio e senza tanti preaboli mi guarda e dice: lanciami la tavola, la prendo io. Eseguo, lancio perfetto, e inizio come una tarandola a fare il muro di pietre (per fortuna non era giacciato pure quello). Arrivata dall'altra parte ringrazio e riprendo il cammino, gli escursionisti difronte a me che parlano tra loro due, la stradina inizia a tornare ghiacciata, uno spessore di circa 5/10 cm di ghiaccio duro, ho provato a scalfirla con le lamine della tavola, niente! Manco un segnettino, la cosa mi ha fatto preoccupare...
Metto i piedi uno davanti all'altro in quel piccolo pezzettino non ghiacciato, ma sono troppo in bilico, barcollo per la pendenza, come un equilibrista sul filo, io, in equilibrio su quella strisciolina non ghiacciata e il pensiero di come affrontare tutto insieme alla tavola...
Ad un certo punto i due escursionisti si fermano, la lastra di ghiaccio arriva fino in paese, 100/150 metri in pendenza, completamente ghiacciata, alla mia destra non c'è più il muro perchè dopo aver affrontato un tornante era finito, c'è un ruscello. Alla mia sinistra il lato ghiacciatissimo della strada, alberi, un fosso, alberi e un campo.
Resto li indecisa ma convinta da perfetta cretina di affrontate la lastra, un escursionista ci prova ma, finisce per fare tutta la strada a forte velocità fermandosi grazie a Dio prima del muro della casa. L'ho vista brutta per lui, il suo amico inizialmente ride, poi si domanda il da farsi urlando. Prende la sponda del fiumiciattolo, stando attaccato alle piante per non cadere nell'acqua riesce a scendere. Io? Non posso fare a modi tarzan come lui, ho la tavola, il mio terrore sono le sue lamine così lucenti, cadere con lei sotto braccio non credo sia consigliabile. E se si spezza un ramo? Non voglio farmi un bagno nel fiumiciattolo, fa freddo! Un'idea insana mi frulla in testa: la lascio cadere sul lastrone e quel che succede succede, ma, guardando le casette in fondo alla discesa penso che potrei far del male a qualche passante, sono troppo cretina ad aver fatto una considerazione così pericolosa, anzi, sconsiderata. Comincio ad agitarmi chiedendomi che fare, il cuore mi batte forte, mi sento sola e disperata (già vedevo di me una fine tragica), in fondo alla via il ragazzo dolorante, l'altro ancora attaccato ai rami che cerca di scendere. Ad un certo punto il campo alla mia sinistra!!! Si si il campo, vado nel campo... c'è neve e quindi non scivolo, ma come faccio ad andare di la? Sono completamente circondata dal ghiaccio, ma poi riguardo indietro, e se sono arrivata fino a li torno su e cerco il punto più vicino alla mia sinistra per poter andare nel campo, ritorno su decisa ma attenta a non fare passi falsi. Riesco ad arrivare alla curva, mi giro con le spalle verso il muro, destra fiumiciattolo, sinistra campo, ma difronte a me tanto ghiaccio e io in bilico nell'unico punto non scivoloso. Penso che in pista potevo prendere il bosco, ma come diceva il ragazzo era pericoloso visto che non conoscevo la zona. Ma ormai quel che stato è stato, ormai sono qui in bilico con la mia tavola in mano, riprovo a rompere il ghiaccio ma la tavola si piega e non scalfisce... Guardo il campo come un bimbo guarda un giocattolo, il desiderio di riuscire ad andare di la era tanto, ma come potevo?
Idea: prima lei... si lancio la mia dc verso il campo, cerco il punto esatto dove può passare, ci sono tanti rami e alberi. Posiziono la tavola con gli attacchi verso il basso, cerco di prendere forza nelle braccia, inizio a dondolarle per darle il lancio più forte , direziono verso l'unico punto idoneo per farle oltrepassare i rami e con tanta forza la lancio.
Bene!!! Lancio riuscito, la mia dc ha oltrepassato stradina, fosso, rami ed atterra nel campo, sempre con gli attacchi giù e quindi non scivola via ma resta li ferma ad "aspettarmi", la guardo sorridente, felice e orgogliosa del mio lancio e urlo: amore adesso arrivo anch'io...
La stanchezza di due giorni di snow e notti bagorde non mi hanno certo aiutato, ma la voglia di riuscire a tornare a casa è tanta, mi lancio pensando: dove atterro sia, poi mi attacco a qualche albero. Mi lancio e finisco per metà nel fosso, e metà con un piede sulla lastra, ma c'è un provvidenziale ramo a cui m'aggrappo e con forza mi tiro su (i guanti in questo caso sono molto utili). Resto in piedi nel fosso, riguardo la stradina ghiacciata e mando a fanculo tutto con il classico gesto del braccio. Ce l'ho fatta!!! Ce l'ho fatta da sola a trovare una soluzione, arrampico dall'argine del fosso, entro nel campo, prendo la mia tavola e cammino felice verso casa. In fondo a quella tremenda stradina ghiacciata non c'erano più i due ragazzi, meglio, sta a significare che l'altro sta bene e non si è fatto troppo male.
Proseguo per le vie del paese verso il mio appartamento nel mentre stringo forte la dc sotto il braccio continuando a pensare al lancio che le ho fatto fare, e alla mia piccola avventuretta.
Ora, ho deciso che comprerò uno zaino porta snowboard, in modo che se mi capita ancora una cosa del genere ho le mani libere...
E forse non è un caso che fossi sola e preceduta da altri due, che dopo l'aiuto iniziale hanno giustamente pensato di arrangiarsi, e rimasta sola ho cercato di cavarmela. Se c'erano i miei amici avrei fatto la rompiscatole e mi avrebbero aiutato loro, non avrei aguzzato l'ingegno.
La sera in appartamento rientrano gli altri e racconto la mia disavventura e scopro con stupore che anche due miei amici sono caduti su quella stradina nonostante le ciaspole, uno è riuscito a direzionarsi verso un tronco, l'altro è arrivato fino giù al paese. Vedendoli doloranti sul divano mi dispiace, e non faccio altro che pensare: al momento che mi è partita l'idea di andare nel campo, il lancio della tavola e il mio salto da ghepardo (un po' anche da bradipo).
Tutto questo per non prendere quella dannata seggiovia...Però nonostante l'avventura a me la montagna piace, tanto, anche se a volte è troppo ghiacciata...

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