martedì 24 agosto 2010

Ritorno alle origini, che sorpresa!!!

Afosa sera d'estate sono con Aurora e la sua piccola Alice, fa caldo, quindi
mi brulica in testa l'idea di andare sul monte di San Pancrazio. Si vocifera che hanno aperto un bar, restaurato quello che c'era. Chi non ha passato l'infazia su quel monte?
Da piccini acompagnati dai nonni per scrutare tutti quei giochi, e il mitico triscivolo :D così lo chiamavo, una scala a chiocciola che aveva tre scivoli: oviamente quello più alto era il più ambito.
I nonni che ti fanno notare il bel panorama di tutti i paesi limitrofi, ma a quell'età capisci ben poco, vorresti solo vedere la tua casa.
Tappa fissa anche per i ragazzini, chi non fa il giretto con lo scooter sul monte, magari con fidanzatina a seguito, e via con l'intreccio linguistico!!!!
Ci si torna pure da adulti, magari per un copulamento automobilistico. Vuoi mettere il panorama notturno delle stelle e di tutta Montichiari illuminata? Rende romantica pure la sveltina :D
Molto quotato anche dagli intellettuali per i grandi spazi e la tranquillità, spesso vedi la gente seduta intenta nella lettura.

Vabbè, ci torniamo, da adulte per far giocare la piccola Alice, e per goderci il fresco. Il mio era un modo carino per far divertire Alice, e poter confabuare con Aurora, ma vedevo la cosa come un "porto" come se: ormai alla nostra età si può solo portare i figli al parco.
Caspita invece che serata! E che bello!
Scendo le scalette e noto che non sono più quelle scale mal sagomate nella terra, ma lastre di marmo ben applicate per dare stabilità. Il barettino, roccaforte di quella signora bionda tanto alta che da bambina guardavo come il gigante Golia e che per chiedere un gelato mi facevo il segno della croce per colpa di quello sguardo intimidatorio da barista perennemente in scazzo.
Al posto della signora dicevo, una ragazzina giovane morettina, cicciotta ma gradevolissima.
Le vecchie seggiole da giardino stile anni 60 con quelle stringhe di plastica non c'erano più, al loro posto tavoli stylosi, e seddie di ferro battuto in arte moderna. L'interno rinnovato, pitturato nuovo, bianco il colore prevalente anche negli arredi, sembra un ospedale, si pensa. NO
Lo sguardo ( almeno il mio) viene catturato dal nome sul bancone: CAPITA
A gran voce dico: bella storiaaaaaa il bar con il nome di una tavola da snowboard.
Credo di esser parsa subito simpatica alla barista che alla mia frase entusiasta lei risponde con altrettanto entusiasmo: si brava, finalmente qualcuno che ci capisce qualcosa dello stile del mio titolare. Lui è patito di snow, i suoi amici pure, quindi... Sai che sei la prima dopo mesi che abbiamo aperto? Nessuno ci è mai arrivato.
Al suo dire solo gli amici stretti sanno il motivo del nome, poi i clienti nuovi nemmeno si domandano cosa sia CAPITA.
Il titolare credo sia un ragazzo giovane, molto giovane, a cui ho fatto catechismo tanti tanti anni fa, non ho ancora avuto modo d'incontrarlo ma gli farò presto i complimenti. A dire della ragazza lui vorrebbe proprio attirare una clientela genere snowboard, beh, gli farò da portavoce, il bar mi piace un sacco!!!
Che forza, tornare alle origini, il monte di San Pancrazio con quel pizzico di brio in più, eh bravo il titolare, l'ha pensata bella.
Ora ci andrò spesso, per vari motivi. I ricordi d'infanzia, il frescolino che si sente alla sera, e FINALMENTE un bar bello senza fighetti con puzza sotto il naso!! Immerso nella natura con un panorama bellissimo...

1 commento:

La Zitella Acida ha detto...

Grazie per il tuo bel commento amica, sono felice di vedere che non sono l'unica a pensarla così su Afef e le soloinvidiate d'Italia!

matiseivista.blogspot.com