sabato 22 maggio 2010

16 Maggio, Riva / Arco

Qualcuno ha messo mano alla mia digitale, la data è sbagliata. Micheleeeeeeeeeeeeeee!!!!!!
Quella domenica l'idea di fare la salita mi ha avvilito, non sono allenata inutile provarci, rischio di stancarmi e arrabbiarmi finendo di odiare la mia cube. Ma a tutto c'è rimedio, invece d'incupirmi e incazzarmi come un mulo, ho salutato i miei amici e mi sono fatta un percorso che poi ho allungato diventando di 38 km ma tutti sul piano, o comunque a poca pendenza.


Parto, e da sola confabulo divertita tutto quello che vedo, ho iniziato a pedalare, ma non mi sembra di farlo, come se si fosse acceso un interruttore e non sentissi le gambe spingere sui pedali, andavo per inerzia. Mi sento come drogata di relax, una sensazione di pace che nemmeno un morto prova un relax così :D ( sia chiaro io non mi drogo)

Parto da Riva e arrivo a Torbole


Però.. è vero i cigni sono regali, ma che brutto verso, mammamia...

da Torbole mi dirigo verso Arco, sulla ciclabile che costeggia il Sarca. Ecco cosa si presenta sul mio percorso:

- quel poco che è rimasto del castello di Arco - questa villa nascosta tra una fitta flora e il Sarca


Arrivo ad Arco, bellino il centro, molto affollato ma bellino:
- sbikerando qua e la mi ritrovo questa chiesa evangelica, a parte la mia ignoranza sulla questione religiosa degli evangelisti, a me è sembrato il castello di Mago Merlino. Mi sono detta, come sarà il prete? Vestito con abiti medievali? Stile gotico? Sembrerà a Mago Merlino? Mah a parte i miei sciocchi sproloqui mi sono guardata questa chiesa e mi è anche rimasta impressa, ammetto che adoro questo stile.



Mi perdo per le vie di Arco e non riesco a riprendere la ciclabile del Sarca, ma non me ne fregava nulla, pedalavo senza tanti pensieri, ho incontrato i vigili, volevo chiedere informazioni ma poi mi son detta: ma chi se ne frega la troverò ste ciclabile, tanto ho tempo.
Ritrovata la retta via ritorno verso Riva:




Mi fermo alla spiaggia e sgranocchio le mie barrette da bikers, e intanto osservo silenziosa la natura, scatto delle foto, ma il suono delle onde, e l'ascoltare il silenzio, i passi delle persone, il verso delle paperelle, il suono del traghetto, sono crollata in un sonno profondo.
Svegliata completamente brostolita dal sole, io che non potrei prenderlo perchè ho la pelle delicata e poi si formano ste dannate cisti, brontolo un po', ma caspita come mi sentivo rilassata.
Mi ricorico in terra, fisso la mia cube che con il sole gioca formando tra la vernice e le parti acciaio giochi e fasci di luce bellissimi, sembrava fatta di diamanti. Guardo il Baldo:- caro ex vulcano - penso - statte bono e non te risvegliare altrimenti son guai". Osservo il lago, con quelle piccole onde ricorda il mare, ma chissa perchè mi piace di più. Osservo le spiagge e le donne che danno il pane al cigno



La pace viene interrotta da un incauto fotografo che disturba la prole del cigno, la quale si è imbestialito. Nella foto qui sopra il cigno sta ripiegando le ali dopo aver affrontato e diciamo anche affondato l'incauto fotografo. Il cigno anche incavolato resta sempre molto regale, il fotografo oltre che a far preoccupare e infine ridere tutti i presenti si è ritrovato completamente bagnato e macchina professionale andata a quel paese. Mentre il cigno regalmente ripiega le ali lo guarda, non ride i cigni non ridono. Ma chissà perchè fissavo il pennuto e mi sembrava dai suoi atteggiamenti che stesse pensando: ben ti sta, la prossima volta impari a rompere le scatole ai miei piccoli. Brutto bipede senza piume!!!
Inutile dire che sogghignavo di nascosto, ma avrei voluto ridere a crepapelle, la situazione era comica davvero. E poi, il cigno ha smesso di attaccare l'uomo quando l'ha visto cadere compeltamente nell'acqua, come se sapesse che quella lezione bastava.


e dopo la parentesi comica tra cigno e fotografo, ritorno a guardare il Baldo, la pochissima neve rimasta. MI manca già lo snowboard, e deve passare ancora tutta l'estate, uffa...















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